ACdV intervista i sindaci. A colloquio con il primo cittadino di Cerro al Lambro (Mi)
Dopo la pausa estiva riprendiamo le nostre interviste. Questo mese siamo stati a colloquio con il primo cittadino di Cerro al Lambro (Mi), Gianluca Di Cesare.
Da quanto tempo nel Suo Comune è attivo il Controllo del Vicinato?
A Cerro al Lambro l’esperienza del Controllo del vicinato ha avuto inizio nel 2016, allorquando furono attivati – se la memoria non mi tradisce – i primi 5 gruppi. Oggi, a distanza di 8 anni, ne sono attivi 23 e coinvolgono oltre 250 famiglie. Direi niente male considerata la nostra popolazione, di poco superiore ai 5000 abitanti.
In quale modo ne siete venuti a conoscenza?
La nostra fortuna è che tutto questo si è avviato in modo relativamente semplice. Un nostro residente, Leonardo Cordone, che oggi ricopre peraltro un ruolo di rappresentanza a livello nazionale all’interno dell’Associazione, e che all’epoca era una sorta di “pioniere” di questa esperienza, ha coinvolto con grandissimo entusiasmo le prime decine di famiglie occorrenti ad attivare i primi gruppi. Sempre con la sua abnegazione e carisma ci ha permesso di consolidare il progetto ACdV con buone prospettive di espanderlo in modo significativo nelle aree ancora scoperte dalla sorveglianza partecipata e solidale.
Come è strutturato?
Diciamo che il “format” è ormai consolidato. Ogni Gruppo ha nel Coordinatore la propria figura chiave, poiché quest’ultimo è partecipante all’interno di due chat di livello diverso. La prima, che è quella attraverso la quale il Gruppo si tiene aggiornato sull’eventuale divenire di situazioni del vicinato; la seconda, che è quella che unisce i Coordinatori di tutti i gruppi ed all’interno della quale è presente anche il Comandante della nostra Polizia Locale. Questa chat di secondo livello permette di “preannunciare” anche ad altri Coordinatori l’insorgere di situazioni meritevoli di attenzione in transito nel territorio. Non nascondo che questo metodo di lavoro ha permesso in passato – in diverse occasioni – la risoluzione di accadimenti talvolta sospetti.
L’Amministrazione come lo supporta?
Oltre all’investimento economico conseguente in segnaletica, il cui corretto posizionamento si rivela strategico nell’efficacia deterrente, la nostra Amministrazione supporta questa notevolissima esperienza a più livelli. Innanzitutto, ha previsto la figura del Consigliere Comunale con Delega ai rapporti con i Gruppi del Controllo del Vicinato. Da questo impegno specifico, conseguono diverse azioni: almeno una riunione a cadenza annuale con tutti gli aderenti; l’organizzazione coordinata e/o patrocinata di iniziative che coinvolgano tutta la popolazione; la pubblicazione di documenti di aggiornamento delle attività; la gestione dell’apposita sezione contenuta nel sito istituzionale del Comune; soprattutto, tiene monitorato il divenire dei vari Gruppi intervenendo in maniera attiva all’incremento del numero dei medesimi ed al mantenimento dei numeri attuali. Come detto prima, la figura chiave di ogni Gruppo è individuabile proprio nel Coordinatore: in difetto di questo ruolo cesserebbe l’esistenza del gruppo medesimo; per questo, ogni qualvolta venga meno l’impegno di un Coordinatore, per i più svariati motivi (ad esempio, un banalissimo cambio di residenza) il Consigliere con Delega si attiva per individuare la nuova figura e – così facendo – permettere la tenuta sostanziale non solo del gruppo ma di tutto l’assetto territoriale. La ramificazione, infatti, più è “folta” e meglio funziona poiché il territorio ne risulta meglio connesso.
Quali sono i reati maggiormente effettuati nel Suo Comune?
Premesso che i numeri sono fortunatamente bassi, i reati più consueti sono riconducibili alle fattispecie contro il patrimonio. Tentativi di truffa, naturalmente verso i soggetti più esposti della nostra comunità, e furti nelle case. Posso testimoniare che nelle zone del nostro abitato in cui i Gruppi sono attivi abbiamo assistito ad un crollo verticale delle statistiche. Per i ladri, sono poche le zone all’interno delle quali possono agire non disturbati dall’occhio vigile dei nostri cittadini impegnati nel Controllo del Vicinato; bisogna fare in modo, come già detto, che la fronda di questa pianta già rigogliosa prenda ancor più corpo.
Ritiene che il Controllo del Vicinato oltre ad una funzione di deterrenza abbia anche una funzione sociale nel senso di avvicinare o fare parlare tra loro persone che altrimenti sarebbero indifferenti?
Assolutamente sì, ma a mio avviso si può andare anche oltre questa dimensione, di per sé già importantissima. Mi spiego meglio. Il progetto del Controllo del Vicinato ha almeno una doppia valenza: tattica e strategica.
Tattica perché permette, soprattutto in questo periodo di grave penuria di risorse economiche pubbliche, di creare un livello almeno minimamente parziale di sussidiarietà delle comunità rispetto alla vigilanza che viene chiesta alle Forze dell’Ordine. Sia ben chiaro, il mantenimento dell’ordine pubblico è esclusiva competenza dello Stato nelle sue diverse articolazioni. L’Attenzione vigile al territorio può essere invece garantita anche (ma non solo) da un livello di attenzione passiva dei Cittadini. Da un punto di vista più ampio, è un esempio concreto di reale interconnessione fra Stato e Cittadini, finalizzato all’idea che il territorio possa essere terreno di impegno civile per tutti, senza naturalmente travalicare le competenze pubbliche (questo sarebbe molto rischioso perché rischierebbe di minare i principi dello stato di diritto).
Da un punto di vista Strategico – invece – è un’esperienza fondamentale poiché crea un circuito di rapporti fra le persone che tra origine dalla condivisione di un progetto che poi – cammin facendo – può estendersi ad un livello di densità molto superiore. Può essere un efficace antidoto contro le solitudini di cui sentiamo parlare troppo spesso. Il nostro vicinato potrebbe diventare qualcosa di molto simile alla “logica dei cortili” delle vecchie case di ringhiera di cui esiste ancor oggi una memoria ben radicata. Noi tutti giudichiamo virtuoso quel passato, potremmo ricrearlo attraverso una nuova interpretazione del nostro abitato.
Come ritiene che possa essere potenziata la collaborazione tra CDV, Polizia Locale e Amministrazione nel rispetto delle singole competenze e ruoli?
Ritengo che ai due livelli concentrici di cui si è già parlato (il primo livello interno al singolo Gruppo, il secondo livello riguardante invece i Coordinatori ed il Comando di Polizia Locale) se ne possano aggiungere altri, sempre concentrici.
Il terzo livello potrebbe essere l’istituzione di un Tavolo della Sicurezza a livello comunale (al quale stiamo lavorando) che estenda questo modello di Sicurezza Partecipata a tutti i cittadini ed anche al terzo settore presente sul territorio, con la condivisione di una programmazione progettuale ad ampio raggio; un quarto livello potrebbe consistere in un coordinamento intercomunale (di ambito omogeneo e dunque ristretto) al fine di condividere “buone pratiche” o soluzioni innovative che meglio potrebbero “viaggiare” nei diversi comuni. La mia idea è che aumentando i livelli si possa ottenere maggiore ridondanza nell’azione (se ci pensiamo bene, questo già avviene nel momento in cui si attiva il secondo livello operativo, quello dei coordinatori), permettendo alla comunità di crescere in resilienza.
Pensa al Controllo del Vicinato come un qualcosa a sé stante o una componente importante della cosiddetta “Sicurezza Partecipata”?
Credo di avere già fornito diversi elementi a supporto della mia risposta, lo ripeto volentieri e lo integro con un elemento. Questa esperienza potente e illuminata ha la sua forza nell’inserimento del progetto all’interno di una logica organica. Il Controllo del Vicinato è una parte magnifica di tutto ciò che una comunità può esprimere a livello di energie positive. Aggiungo una piccola suggestione: quando sento il termine “partecipata” mi viene in mente la canzone di Giorgio Gaber “Libertà è partecipazione”, dove si dice che questa (la libertà) “non è star sopra un albero” e nemmeno “il volo di un moscone”, oppure “non è uno spazio libero”. In verità, si dice, la “Libertà è partecipazione” perché muove da un concetto di fiducia: “l’uomo più evoluto … si innalza con la propria intelligenza”, “convinto che la forza del pensiero sia la sola libertà”. Nella Sicurezza Partecipata c’è un esercizio formidabile di Libertà, di Intelligenza, di Evoluzione. In tutta sincerità, sogno comunità più forti che sappiano percorrere con gradualità il sentiero del continuo migliorare le proprie virtù civiche.